
‘Ti ricordi quelle sere
sotto l’albero di noce
mi dicevi a bassa voce…. ‘
( Canto popolare )
Chi viene a stare a Roncobello è perché è amico dei boschi.
Se non c’è mai stato prima e ci capita per caso li scopre.
Qui siamo in Alta Valle;
ci torna chi ci è nato;
ci viene chi cerca silenzio e contemplazione.
Niente rumori, feste, musica e cose da vacanze.
Qui comandano i caprioli, i gufi, le volpi e la vegetazione di questa valle.
Si vive lentamente.
D’estate come d’inverno.
Si ha bene il senso del tempo e della fatica;
del freddo e delle intemperie;
dei miracoli e della bellezza.
Un tempo era meta di vacanzieri milanesi e rinomata attrattiva turistica.
Un tempo.
Ora è solo Roncobello e per questo meravigliosamente incantevole.
Non pensiate sia un paese di vecchi.
Assolutamente no.
C’è chi ha scelto di salire dalla città per vivere qui e farsi una famiglia.
Amare Roncobello significa amare se stessi nel senso più originario del termine.
Qui ci si riconcilia con Dio e per Dio intendo Lui, ma anche il Cosmo, Madre Natura, le leggi che governano tutti gli esseri viventi e la
parte di Dio che siamo ciascuno di noi.
Conoscere i boschi di Roncobello ,e mio marito (lo stambecco/camoscio della mia ultima storia) è un maestro in questo, significa percorrerli in silenzio.
Prima regola è non lasciare traccia del proprio passaggio;
seconda regola non strappare nulla né far male agli alberi;
terza regola fare bene attenzione ai suoni e gioirne.
Basta
Nient’altro.
Se fai il bravo il bosco può scegliere di regalarti i suoi frutti e di farti incontrare i suoi abitanti.
Quando vado per boschi chiedo sempre il permesso di starci dentro.
Mio marito questa cosa non la sa perché lo faccio sottovoce.
E spesso porto con me un attrezzo unico che mi permette di trasformare la mia passeggiata in un incantesimo fatato.
È uno strumento che trasforma le vibrazioni della linfa che scorre sul tronco , sui rami, sulle foglie di alberi e piante in generale, in suono.
Ne viene fuori per ogni tipo di vegetale un suono unico, solo suo, che è un vero e proprio canto.
Ed è così che ho imparato che i boschi spontanei sono speciali.
E che ogni albero/pianta reagisce e risponde anche alle nostre sollecitazioni e distingue gli adulti dai bambini.
Gli alberi tra loro intessono una fitta rete di relazioni fatta anche di veri e propri aiuti in caso di bisogno.
Nessuno nel bosco è solo.
Purtroppo non riesco a registrare il suono ,che è collegato ad un’applicazione del cellulare, per problemi di copertura di rete.
Ma mi sto perfezionando e non vedo l’ora di farvi conoscere dal vivo la voce di abeti rossi, abeti bianchi, pini, querce, castagni, betulle… .
Qui è territorio che ospita anche un’innumerevole quantità di animali.
Caprioli, cervi, volpi, tassi, ghiri, scoiattoli, galli cedroni, gufi e civette, picchi, formiche con imperiosi formicai, uccelli di tante specie, vipere e serpentelli.
In alto camosci e stambecchi e l’aquila e le marmotte.
C’è sempre traffico e un gran lavorío.
In queste mattine, di buon’ora, quando ancora albeggia e la montagna è avvolta dalla nebbiolina ed è bagnata dalla rugiada, m’incammino su sentieri normalmente molto battuti, ma in quel momento solitari e silenziosi.
Mi addentro nella boscaglia, senza salire troppo in alto e mi siedo.
Tiro fuori dallo zaino la mia campana armonica e comincio a suonare.
A quell’ora la tranquillità è garantita, sono seminascosta nel fitto del bosco, e piano piano comincio a farmi avvolgere dal silenzio aiutata dalle vibrazioni del mio strumento.
È un silenzio interiore che mi fa tanto bene.
Non c’è una regola per la meditazione, a mio parere.
Questo penso sia la mia.
È l’orario perfetto perché tutto lì è operativo già da almeno un paio d’ore, ma non sono operativi gli umani ( che per lo più stanno ancora dormendo ) e questo fa la differenza.
Ci sono dei posti che preferisco ad altri:
in apparenza sono inospitali e poco romantici ma sono sicura siano i preferiti anche degli animali.
Suono e respiro.
Niente altro.
E so che non disturbo.
Chiudo gli occhi e lascio che le vibrazioni della campana lavino via pensieri, tensioni, domande.
E dono il suono al bosco che sa benissimo come usarlo.
C’è sempre un grande desiderio che accompagna queste mie incursioni musicali.
È quello di poter fare un incontro.
Che mi si palesi davanti una figura, di altri tempi, mondi, dimensioni. Persone care che ho perso o il mio Angelo o qualcuno che cerca conforto.
Uniti a me dalle vibrazioni.
O anche un abitante del bosco:
un capriolo o un cervo magari, o un gufo che si prepara ad andare a dormire.
Me li vedo, quel tanto fiduciosi per avvicinarsi abbastanza da poterci guardare negli occhi; l’incontro di uno sguardo fiero e ammonitore di chi conosce l’essenza del presente e che, in semplice comunione di un momento di vita mi insegna le leggi di Dio.
Succederà un giorno.
Lo so.
Quando sarò pronta.
Ndr: i macerati glicerici che trovate da Mandorla sono il frutto della lavorazione di gemme, linfa e semi degli alberi tra i più presenti in questi boschi di montagna.
I tessuti embrionali di betulle ( Betula Verrucosa ) e di querce ( Quercus Pedunculata ) formano la prima base della terapeutica e del drenaggio gemmoterapici.
Non mancano il ginepro ( Juniperus Communis), il tiglio ( Tilia Tomentosa ), il castagno ( Castanea Vesca ), e poi il noce ( Juglans Regia) , il faggio ( Fagus Sylvatica ) e tanti altri … .
Ognuno di loro, come già ho scritto tante volte, ci aiuta ad affrontare disagi disarmonizzanti e ci riporta in equilibrio.
Posso perciò con serenità affermare che da Mandorla ci sono anche il bosco e i suoi incantesimi.
